Storia

Città antichissima, porta d'Oriente], in un crocevia di culture e genti, ha vissuto una storia altalenante, caratterizzata da periodi aurei e periodi di decadenza, sempre in stretta correlazione alla sua posizione geografica e all'importanza del suo porto.
Origine
Nel promontorio di Punta le Terrare, che si trova nel porto esterno, è stato individuato un villaggio dell'età del bronzo media (XVI secolo a.C.) dove un gruppo di capanne, protette da un terrapieno di pietre, ha restituito frammenti di ceramica micenea. Lo stesso Erodoto aveva parlato di un'origine micenea per queste popolazioni. La necropoli di Tor Pisana (a sud dell'attuale centro storico di Brindisi) ha restituito vasi protocorinzi della prima metà del VII secolo a.C. La Brindisi messapica intrattenne certamente rapporti commerciali intensi con l'opposta sponda adriatica e con le popolazioni greche dell'Egeo: tali rapporti sono oggi documentati da numerosi reperti archeologicimentre fu in contrasto con la vicina Taranto.

Dal 1496 al 1509 appartenne a Venezia per poi passare sotto il dominio spagnolo. Proprio sotto il periodo vicereale iniziò un lungo periodo di declino, di pari passo al progressivo impaludamento del porto. Questo malgoverno portò Brindisi in una situazione alquanto critica, mentre la dominazione spagnola aveva fatto della città un polo strategico per la religione cattolica (infatti la città contava circa 36 conventi); l'aristocrazia viveva nella dissolutezza più assoluta, il popolo viveva nella povertà più disperata. Stanchi di questa drammatica situazione, il 5 giugno del 1647 due piccoli commercianti navali, Teodoro e Donato Marinazzo, organizzarono e aizzarono la folla in una rivolta che vide la prigionia del sindaco, l'incendio del palazzo della zecca, l'assalto alle dimore dei nobili al servizio della Spagna e culminò con l'instaurazione di una specie di "governo autonomo"; la rivolta fu sedata solo un anno dopo, quando fu inviata una flotta ad espugnare la città. I fratelli Marinazzo vennero catturati e impiccati a Napoli il 29 gennaio 1650.
Con la successiva dominazione borbonica si ebbe un periodo di crescita economica: nel 1775, sotto Ferdinando I delle Due Sicilie, fu riattivato il canale d'uscita del porto interno e furono risanate le paludi adiacenti alla città.

L'annessione al Regno d'Italia, nel 1860, e l'apertura del canale di Suez, nel 1869, portarono a Brindisi una linfa vitale nuova, che permise di diventare il terminale preferenziale per la Valigia delle Indie e importante snodo mercantile per la grande ex colonia britannica.
Durante la seconda guerra mondiale Brindisi divenne sede del comando alleato per il basso Mare Adriatico, acquisendo una notevole importanza strategica e pagando tale ruolo con diversi bombardamenti nella zona storica. Tra il settembre 1943 e il febbraio 1944, successivamente alla fuga di Vittorio Emanuele III da Roma, la città offrì rifugio all'intera dinastia divenendo per sei mesi sede temporanea di governo.

Monumenti a Brindisi

Cucina Brindisina

La cucina brindisina fino al Medio Evo non si differenziava molto da quella del resto della Puglia. Fu la decisione presa da Federico II di Svevia di cambiare l’assetto territoriale della regione, dividendola in tre parti (Terra d'Otranto, Terra di Bari, Capitanata), a creare  nel tempo una differenziazione nella elaborazione dei piatti delle “tre terre”, ciascuna secondo la specificità dei propri prodotti, spontanei o coltivati. 

Il pasto principale della giornata, spesso pranzo e cena insieme, di solito consumato al  tramonto, al ritorno dai campi, si trasformava però in rito familiare, occasione per riunirsi in modo regolare e sereno, pur tra i tanti problemi della quotidianità, davanti ad un piatto di pasta fatta in casa, oppure di  minestra a base di legumi.  Si consumavano anche patate lesse, le cui bucce, insieme a quelle dei legumi, ben lavate e lessate, venivano poi soffritte e mangiate calde.

La carne di manzo o di cavallo, ti vaccina o  ti cavaddu, era un lusso per pochi e si consumava soltanto in occasione di feste e di particolari avvenimenti. Il formaggio punto, con i suoi vermicelli che schizzavano via dall’olio al primo taglio, era il più ricercato, soprattutto dagli uomini, che lo mangiavano accompagnandolo con doppie fette di pane scuro (lievitato col lluvato e cotto nei forni di pietra) e con un buon vino rosso, di cui vi fu un consumo diffuso soprattutto nel periodo postbellico. Era previdente la famiglia che sul terrazzo o nel cortile di casa allevava qualche gallina, pur di avere a disposizione uova fresche per i figlioletti. E  quando  la gallina diventava vecchia, si aspettava un'occasione importante (festività religiose o pranzo di condoglianze, lu cùnzulu) per ammazzarla e farne un brodo saporito condito con palline di pasta reale, ’nu brotu chinu ti jaddina. 

Sulla  mensa dei brindisini veraci continuano ad essere presenti: pane cotto al forno di pietra, pasta fresca fatta in casa, olio extravergine d’oliva, pomodori, cipolla (più che aglio) o l’una e l’altro insieme, vino, legumi, cicorie selvatiche, piscuetti (frise), la ricotta forte, il formaggio pecorino e il formaggio ricotta (tanto per usare i nomi in italiano). Il riso, poco consumato in passato, un po’ perché non coltivato nella zona, un po’ perché ritenuto un cibo poco nutriente, per ammalati (risu, n’ora ti manteni tisu, il riso non dà forza, ti tiene in piedi solo un’ora), anche oggi è poco apprezzato; infatti lo si usa per lo più per le insalate e per i risotti.

Una cosa è manifesta: Brindisi, città di mare, con un porto ritenuto sin dal tempo dei Romani tra i più sicuri del Mediterraneo, rimane ancora oggi,  nell'alimentazione-base,  una città con lo sguardo rivolto alla campagna, dunque con un’alimentazione essenzialmente agricola, con pochi piatti a base di pesce, peraltro spesso consumato crudo, e maggiormente di mitili: alici, allievi, cozze nere, cozze pelose, datteri, ricci, taratùffuli, crattapuètuli…..Essa ha delle caratteristiche proprie e, pur rientrando nell’arte della gastronomia salentina, se ne differenzia per alcuni aspetti nelle abitudini alimentari che si sono via via consolidate nel tempo per motivi diversi: 1) per le varie occupazioni avvenute nel corso dei secoli, soprattutto quella dei Romani; 2) per i continui rapporti intessuti, volontariamente e non, con le popolazioni delle coste opposte alla Puglia; 3) per l’influenza della cucina araba (avvenuta in modo diretto e indiretto) e di quella dei popoli nordici, portata quest’ultima da Federico II e dalla sua corte, affascinati, però, anch’essi dalla cucina arabo-siciliana; 4) per la lunga dominazione spagnola nel sud Italia, che portava, per ragioni storico-politiche, influenze gastronomiche franco-austriache; 5) per i rapporti che la classe nobile aveva con Napoli – allora capitale del Regno delle Due Sicilie  - e, quindi con la cucina napoletana. 

Musica Folk Brindisina

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